Si definisce disturbo ciclotimico un disturbo bipolare caratterizzato dal susseguirsi di episodi depressivi maggiori e episodi ipomaniacali, senza periodi liberi da sintomi.

Entrambi gli episodi depressivi e ipomaniacali hanno un quadro clinico attenuato rispetto al disturbo bipolare di tipo 2, ma la caratteristica è data dall’assenza di intervalli liberi dalla malattia, che possono portare ad un impatto psicosociale e lavorativo molto più grave del disturbo bipolare. Il paziente è altamente instabile e non sono mai presenti periodi di remissione completa della sintomatologia.

 

Epidemiologia del disturbo ciclotimico

Si ha una prevalenza del 0,4-1% della popolazione, con uguale distribuzione tra i sessi; è presente familiarità e un’elevata correlazione con abuso di sostanze psicoattive.

 

Esordio e decorso del disturbo ciclotimico

L’esordio in età adolescenziale è lento ed insidioso; in caso di esordio oltre i 40 anni è un sintomo emergente di sclerosi multipla. Il suo decorso è cronico fluttuante, con episodi di varia intensità e latenza, senza periodi o con periodi minimi di benessere, caratteristica principale di questo specifico disturbo rispetto al disturbo bipolare. 

Il disturbo ciclotimico può virare in disturbo bipolare (sia di tipo 1 che di tipo 2) fino al 50% dei casi. La fase depressiva è caratterizzata da una maggiore incidenza di tentati suicidi, inclinazione all’uso di sostanze stupefacenti ed episodi psicotici

 


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