Una nuova ricerca ha studiato il rendimento scolastico dei bambini nelle famiglie adottive. Lo studio ha scoperto che sia le relazioni positive tra padre adottivo e figlio che le relazioni positive tra padre non residente in casa e figlio risultano entrambe associate a una maggiore probabilità di frequentazione dell’università nei giovani figli.


Crescere in una famiglia adottiva sembra avere generalmente delle ripercussioni negative sul successo del bambino, in particolare quando si tratta di risultati scolastici.

Tuttavia, stando ai risultati di una recente analisi, molti bambini cresciuti nelle cosiddette famiglie miste sembrano non mostrare alcuna riduzione del proprio successo scolastico.

Valarie King e il suo team con il loro studio hanno mirato a scoprire i fattori familiari che promuovono il successo educativo dei bambini adottati, con particolare attenzione al raggiungimento del livello universitario.

È già noto che relazioni sane tra genitori e figli promuovono un corretto sviluppo nei bambini, ma per le famiglie adottive che desiderano mantenere relazioni familiari positive può essere un compito particolarmente difficile e per nulla scontato.

Per ottenere un quadro completo della dinamica genitore-figlio nelle famiglie miste, King e i suoi colleghi hanno esaminato le seguenti relazioni:

  • madre-figlio,
  • padre adottivo (patrigno)-figlio,
  • padre-figlio non residenti nella stessa casa.

 

I dati sono stati presi dal National Longitudinal Study of Adolescent to Adult Health (Add Health), un campione rappresentativo a livello nazionale di giovani statunitensi. L’attuale studio si è concentrato su 881 adolescenti in famiglie adottive stabili. Le tre fasi di questo studio longitudinale hanno riguardato la fascia di età dai 7-12 anni fino ai 18-26 della terza ed ultima fase.

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I ricercatori si sono concentrati sul risultato del livello di istruzione, esaminando in particolare se i giovani fossero o meno iscritti in un programma universitario di 4 anni o se avessero completato un corso di laurea. Hanno quindi analizzato se alcune variabili misurate nella prima fase potevano essere predittive dei futuri risultati.

Le variabili della prima fase includevano:

  • la relazione madre-patrigno,
  • la relazione patrigno-figliastro,
  • la relazione padre-figlio non residente,
  • i voti dei giovani a scuola.

I ricercatori hanno inoltre considerato le percezioni dei giovani sulle aspettative del loro patrigno e le aspettative della madre in merito alla loro istruzione universitaria.

Per catturare vari percorsi i ricercatori hanno esaminato gli effetti sia diretti che indiretti sul risultato del rendimento scolastico conseguito. L’unica relazione che ha avuto un effetto diretto sulla frequenza universitaria è stata la relazione dei giovani con il padre non residente, che è risultata essere anche correlata a dei voti migliori.

Quando si è trattato della relazione patrigno-figliastro, i risultati non hanno mostrato alcun effetto diretto sulla frequenza universitaria. Tuttavia, questa relazione ha avuto un effetto indiretto sulla frequenza universitaria attraverso la media dei voti conseguita, le aspettative universitarie e attraverso la percezione di delusione da parte del loro patrigno se non fossero riusciti a laurearsi.

La relazione madre-figlio non ha mostrato alcuna relazione diretta o indiretta con la frequenza universitaria. Tuttavia, gli autori sottolineano che le aspettative sia delle madri che dei patrigni erano associate alle intenzioni dei giovani di frequentare l’università. Ciò suggerisce che le madri hanno influenzato indirettamente il rendimento scolastico dei giovani attraverso le loro aspettative.

Gli autori sottolineano quindi che il crescere in una famiglia adottiva non porta necessariamente a risultati negativi e che “mantenere sani i legami dei bambini con i padri non residenti dopo la separazione dei genitori e favorire legami stretti con i padri adottivi sono entrambi fattori che possono avere conseguenze positive a lungo termine per i conseguimenti universitari dei giovani e produrre numerosi benefici associati“.

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Lo studio


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