Un nuovo studio ha scoperto che il 13% delle persone si considera bugiardo patologico, o comunque ritiene che altri li considerino tali. Quel 13% ha riferito di aver raccontato circa 10 bugie al giorno.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Psychiatric Research and Clinical Practice, ha coinvolto 623 persone. I ricercatori li hanno reclutati da vari forum sulla salute mentale, social media e da un’università.

I partecipanti hanno rappresentato eterogeneamente diverse età, etnie, livelli di istruzione e livelli di reddito. I ricercatori hanno chiesto loro se pensavano a loro stessi come a dei bugiardi patologici o se gli altri li considerassero in tal modo. Gli intervistati hanno anche svolto una valutazione sulla frequenza delle loro menzogne ​​e altri questionari, finalizzati a registrare il maggior numero di variabili.

 

Bugiardi patologici: maggiore angoscia e compromissione del funzionamento sociale

Lo studio ha scoperto che i bugiardi patologici avevano maggiori probabilità di provare angoscia e compromissione del funzionamento, soprattutto nelle relazioni sociali. Questo funzionamento ridotto si applicava anche a contesti legali, al lavoro e alle finanze. La loro angoscia spesso aveva a che fare con le preoccupazioni sulla scoperta delle loro bugie.

I bugiardi patologici nel gruppo hanno anche riferito di aver mentito senza una ragione specifica, e hanno detto che molte delle loro bugie sono nate da una bugia iniziale.

La maggior parte dei partecipanti al gruppo dei bugiardi patologici ha indicato che la loro problematicità con le menzogne è iniziata durante l’adolescenza. Le persone in questo gruppo avevano anche maggiori probabilità di dire che per loro mentire era fuori dal loro controllo, indicando una sorta di compulsività. Allo stesso modo, le persone di questo gruppo hanno dichiarato di sentirsi meno ansiose dopo aver mentito.

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Dalla pseudologia phantastica ai bugiardi patologici

Il fenomeno del “bugiardo patologico” fu registrato per la prima volta nel 1891 dallo psichiatra Anton Delbrück. Inizialmente la chiamava pseudologia phantastica e usava il termine per descrivere le persone che raccontavano così tante menzogne ​​oltraggiose che il loro comportamento poteva essere considerato patologico.

Da allora, la ricerca sulla menzogna patologica è stata sorprendentemente scarsa.

Un’analisi dei casi studio precedenti ha comunque evidenziato che la menzogna ​​patologica è equamente distribuita tra uomini e donne, con il QI dei bugiardi patologici rientrante nell’intervallo da medio a sopra la media.

 

Riconoscimento formale della menzogna patologica

La menzogna patologica non è stata (ancora) classificata come entità diagnostica né nel DSM-5 né nell’ICD-10, ma i ricercatori dietro il presente studio sperano di contribuire a considerarne l’inclusione nelle prossime revisioni.

Nel merito i ricercatori scrivono, “suggeriamo che la PL (pathological liar) debba essere definita come un modello persistente, pervasivo e spesso compulsivo di un comportamento di produzione eccessiva di bugie, che porta a compromissione clinicamente significativa del funzionamento in aree sociali, occupazionali o di altro tipo“.

La menzogna patologica provoca anche angoscia, dicono, e può rappresentare un rischio per se stessi o per gli altri; un esempio di questo rischio è se un bugiardo patologico nasconde la presenza di pensieri suicidi.

Il riconoscimento formale della menzogna patologica come disturbo porterebbe molti benefici, poiché i ricercatori sarebbero quindi in grado di esaminarne meglio le caratteristiche e le cause.

E i trattamenti efficaci, psicoterapeutici e psicofarmacologici, potrebbero quindi essere studiati più approfonditamente.

 


Lo studio

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