La psicologia è uno dei principali metodi scientifici per la comprensione del fenomeno delle religioni organizzate e delle loro dimensioni cognitive, emotive, morali e sociali.
Per studiare il ruolo di questi elementi psicologici nella mappatura e nella mediazione dell’esperienza religiosa soggettiva, un team di ricercatori internazionali ha esaminato le somiglianze e le differenze tra le culture di 14 paesi diversi e in seno ad esse.
Precedenti studi teorici avevano evidenziato quattro principali dimensioni della religione:
- credere,
- sentirsi connessi,
- assumere determinati comportamenti,
- appartenere.
Queste quattro componenti possono essere intese, in termini psicologici come:
- aspetti cognitivi (es. le credenze di trascendenza, la ricerca di una verità assoluta, le domande esistenziali),
- aspetti emotivi (es. la connessione tra la trascendenza e la comunità attraverso rituali religiosi),
- aspetti morali (es. le norme, gli ideali, l’autocontrollo e una gerarchia di valori),
- aspetti sociali (es. sentirsi inseriti in una comunità, dare continuità ad una tradizione, acquisire una identità collettiva).
Gli autori della presente ricerca hanno creato un questionario di 12 punti (3 domande per ciascuna dimensione) per rilevare questa esperienza tra 3.218 partecipanti provenienti da Belgio, Costa Rica, Francia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Polonia, Slovacchia, Spagna, Svizzera, USA, Turchia e Taiwan.
I risultati forniscono alcune interessanti conclusioni su come le diverse religioni sono vissute in generale. Tutte e quattro le dimensioni sono correlate con la religiosità, la spiritualità e il fondamentalismo, con la spiritualità più legata agli aspetti del credere (cognitivo) e del legame (emotivo), mentre il fondamentalismo è risultato maggiormente collegato alle dimensioni del credere (cognitivo), del comportarsi (morale) e dell’appartenenza (sociale).
Inoltre, le religioni monoteiste (es. ebraismo, islam e cristianesimo) hanno generalmente mostrato una maggiore interrelazione tra le dimensioni rispetto alle altre forme religiose (es. buddismo). Inoltre, nei paesi dell’Europa occidentale, credere e legarsi sono risultati più salienti rispetto al comportamento e all’appartenenza, mentre nei paesi di religione cattolica, il credere è risultato più elevato del legarsi o del comportarsi.
Gli autori hanno inoltre testato ciascuna delle dimensioni religiose rispetto ai tratti di personalità (i Big Five) e hanno scoperto che, per esempio, tutte le variabili religiose erano positivamente correlate a:
- gradevolezza,
- coscienziosità,
- bisogno di chiusura,
- orientamenti socio-cognitivi legati all’ordine e all’autoritarismo di destra.
Gli autori constatano alcune limitazioni su questo loro studio, fornendo in ogni caso un ottimo inquadramento per la ricerca futura, comprese misurazioni più complete, dimensioni meglio definite (e distinte dal punto di vista comportamentale) e popolazioni maggiormente diversificate (la maggior parte dei partecipanti erano giovani, e alcune culture erano sottorappresentate).
La ricerca, anche se preliminare, è un passo avanti nella comprensione di come i tratti di personalità e gli elementi psicologici come la cognizione, la moralità e la socialità corrispondano a dimensioni religiose come la fede nella trascendenza, i codici morali e la ritualità, così come le ideologie politiche tra cui il fondamentalismo.
Inoltre estende un corpus di ricerche che cercano di fornire spiegazioni scientifiche per l’esperienza religiosa soggettiva.
Lo studio
- “Believing, Bonding, Behaving, and Belonging: The Cognitive, Emotional, Moral, and Social Dimensions of Religiousness across Cultures“, Vassilis Saroglou, Magali Clobert, Adam B. Cohen, Kathryn A. Johnson, Kevin L. Ladd, Matthieu Van Pachterbeke, Lucia Adamovova, Joanna Blogowska, Pierre-Yves Brandt, Cem Safak Çukur, Kwang-Kuo Hwang, Anna Miglietta, Frosso Motti-Stefanidi, Antonio Muñoz-García, Sebastian Murken, Nicolas Roussiau, Javier Tapia Valladares
SAGE Journals
DOI: 10.1177/0022022120946488
Crediti immagine: jcomp