In una ricerca condotta dal NIHR Maudsley BRC più di 30 significativi fattori di rischio sono stati identificati per lo sviluppo, nella prole, di disturbi psicotici. È la prima meta-analisi completa, in quasi 20 anni, dei fattori di rischio per la psicosi nei periodi prenatale e perinatale.

Questi rischi ambientali prenatali e perinatali, che includono quindi i rischi durante la gravidanza e nei sette giorni successivi alla nascita, hanno un effetto significativo sulla probabilità che il bambino sviluppi una psicosi. Di conseguenza, i ricercatori suggeriscono che le donne a rischio dovrebbero essere sottoposte a screening nelle prime fasi della gravidanza, in modo che coloro con questi rischi identificati possano ricevere supporto specifico. I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa Lancet Psychiatry.

Raccogliendo dati da 152 studi pubblicati tra il 1977 e luglio 2019 e esaminando 98 indicatori, i ricercatori hanno identificato 30 fattori di rischio significativi e 5 fattori protettivi.

I disturbi psicotici sono gravi malattie mentali che causano pensieri anormali, come allucinazioni o deliri, ma possono influenzare la persona anche in modi diversi. Nel 2014, un sondaggio ha rilevato che il 6% delle persone in Inghilterra ha dichiarato di aver avuto almeno un sintomo di psicosi.

I fattori possono essere suddivisi in quattro categorie di elementi, che sono:

  1. parentali e familiari,
  2. tipo di gravidanza,
  3. tipo di travaglio e di parto,
  4. crescita e sviluppo del feto.

 

Psicosi: fattori protettivi

Significativi fattori protettivi, ottenuti dall’analisi dei dati, si sono rivelati:

  • età della madre compresa tra i 20 e i 29 anni,
  • prima gravidanza,
  • peso alla nascita più elevato nei bambini.

 

Psicosi: fattori di rischio

Per i fattori di rischio, che sono risultati essere piuttosto numerosi, i ricercatori hanno elencato:

  • precedenti condizioni di salute mentale in entrambi i genitori,
  • carenze nutrizionali,
  • basso peso alla nascita,
  • parto nei mesi più freddi.
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Questi elementi hanno dimostrato di aumentare la probabilità che un bambino sviluppi una psicosi.
Altri fattori di rischio sono stati:

  • entrambi genitori di età inferiore ai 20 anni,
  • madri tra i 30 ed i 34 anni,
  • padri di età superiore ai 35 anni,
  • mancanza di visite di assistenza prenatale.

L’assenza di una adeguata assistenza prenatale rappresenta un rischio piuttosto importante, motivo per cui i ricercatori lo hanno contrassegnato come un fattore da contrastare con specifiche campagne di sensibilizzazione.

Lo studio ha poi confermato l’importanza di fattori relativi al travaglio e al parto, come il cervello di un feto privato dell’ossigeno e le conseguenze della rottura delle membrane, che sono storicamente tra i fattori di rischio maggiormente implicati nello sviluppo della psicosi.

Fatto piuttosto interessante, nonostante quanto era emerso nei precedenti studi incentrati sulle infezioni contratte durante la gravidanza che causavano psicosi, questo studio ha trovato associazioni significative con la psicosi solo per le infezioni HSV-2 (virus herpes simplex di tipo 2) e le infezioni materne “non altrimenti specificate”, scoprendo anche che l’influenza comune non avrebbe alcuna indicazione di un effetto significativo.

 

Psicosi: considerazioni sullo studio

Questo studio aiuterà a guidare la ricerca futura nel campo della psicosi, oltre a costituire la base per modelli di previsione del rischio, che potrebbero far avanzare le corrette strategie preventive.

Il dott. Paolo Fusar-Poli, del Psychiatry and Youth Mental Health at Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience (IoPPN) King’s College London, ha dichiarato: “Questo studio sta confermando che i disturbi psicotici hanno origine nelle prime fasi della vita con l’accumulo di diversi fattori di rischio ambientale durante le fasi perinatale e prenatale. I risultati di questo studio miglioreranno la nostra capacità di rilevare individui a rischio di sviluppare psicosi, prevedere le loro conseguenze e, soprattutto, poter offrire loro cure preventive“.

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Lo studio in esame si è concentrato esclusivamente sui fattori ambientali, ma possono esserci anche fattori di rischio genetici, o epigenetici, implicati nell’insorgenza della psicosi.

 

 

Lo studio

 


Crediti immagine: drobotdean