Le persone che cercano di minimizzare l’importanza delle relazioni strette, e che generalmente sopprimono le proprie emozioni, sono quelle più sensibili ai segnali non verbali dell’amore, secondo una nuova ricerca pubblicata nella rivista scientifica Personality and Social Psychology Bulletin.

I risultati suggeriscono che l’affetto non verbale è particolarmente importante per gli individui attivamente evitanti.

 

Cosa si intende quando gli psicologi parlano di stile di attaccamento?

Le persone possono essere sicure o insicure nei loro attaccamenti relazionali, e coloro che hanno esperito un attaccamento insicuro durante l’infanzia con le proprie figure di accudimento possono facilmente risultare ansiose o evitanti. Quelli con uno stile di attaccamento “ansioso” hanno paura del rifiuto e dell’abbandono, mentre le persone con uno stile di attaccamento “evitante” tendono a non fidarsi degli altri e a evitare l’intimità.

 

Lo studio sulle forme di comunicazione affettiva

Eravamo interessati a questo argomento perché, sebbene tutti abbiano un bisogno fondamentale di appartenere e sentirsi amati e accettati, per alcune persone raggiungere questo obiettivo risulta più difficile che per altre“, ha spiegato l’autrice dello studio Kristina Schrage, PhD dell’Università di Toronto in Canada.

In altri termini, “le persone attaccate in modo evitante che temono l’intimità e la vicinanza spesso sabotano le loro opportunità di connessione rimanendo emotivamente distanti dai loro partner. Volevo capire se c’erano modi in cui qualcuno potesse esprimere affetto per un partner evitante in modo da poterne abbassare le difese e fargli percepire l’affetto e la vicinanza emotiva“.

Nello studio, 280 coppie hanno completato le valutazioni del loro stile di attaccamento e della soddisfazione della relazione. I ricercatori hanno quindi registrato ogni coppia mentre, a turno, descrivevano un momento in cui “provavano molto amore per il loro partner e come lo esprimevano”.
Successivamente, le coppie hanno completato un questionario sulle loro emozioni positive e negative, provate durante la conversazione.

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I ricercatori hanno scoperto che l’affetto non verbale – come il contatto visivo, i sorrisi caldi e il tatto – era associato a risultati positivi, in particolare per i partner che erano ad alto rischio di attaccamento di tipo evitante.

Gli individui con attaccamento evitante hanno riportato le stesse emozioni positive e la medesima recettività dei soggetti con attaccamento sicuro quando il loro partner mostrava loro affetto non verbale durante la conversazione. Quando il loro partner mostrava meno affetto non verbale, questi individui con attaccamento evitante mostravano una minore ricettività e riportavano un’emozione significativamente meno positiva.

Quando discutiamo di argomenti carichi di emozioni con i nostri partner, possiamo essere entrambi non verbalmente affettuosi (come attraverso l’espressività facciale e corporea) oppure verbalmente affettuosi (usando le parole per comunicare sentimenti d’amore). Gli individui attaccati in modo evitante sembrano trarre il massimo beneficio dall’uso di questi canali d’amore non verbali“, ha detto Schrage.

Gli individui con attaccamento evitante possono essere più sensibili all’affetto non verbale perché richiedono segnali d’amore che possano reputare maggiormente affidabili e concreti per riuscire a superare il loro scetticismo interpersonale e la mancanza di fiducia.

 

 


Lo studio


Riferimenti bibliografici sull’attaccamento

  • Ainsworth M,D.S.. Blehar M.C., Waters E. e Walls S. (1978). Patterns of attachment: A psychological study of the strange situauion, Lawrence Erlbaum Associates Publishers, Hilldale.
  • Bowlby, J. (1982). Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Bowlby, J. (1983). Attaccamento e perdita, Vol. 3: La perdita della madre, Boringhieri, Torino.
  • Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Bowlby, J. (1988): Dalla teoria dell’attaccamento alla psicopatologia dello sviluppo, Rivista di Psichiatria, 2.
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Crediti immagine: sweetlouise