Le persone con un ego sano hanno meno probabilità di sperimentare incubi, secondo una nuova ricerca riportata dalla APA. I risultati suggeriscono che la forza del proprio ego aiuterebbe a spiegare la relazione tra angoscia psicologica e incubi.

Questa ricerca riflette la convergenza di due miei interessi correlati: perché le persone hanno incubi e la teoria psicoanalitica“, ha affermato l’autore dello studio William E. Kelly, professore associato presso la California State University, Bakersfield.

Mi ha preoccupato il fatto che la ricerca di oggi sugli incubi, e forse la ricerca psicoanalitica in generale, si sia spostata molto verso un approccio descrittivo più superficiale piuttosto che andare a cercare di spiegare cosa c’è sotto certi descrittori. Ad esempio, dire che qualcuno ha degli incubi perché è in difficoltà non spiega affatto il perché questi soggetti siano particolarmente suscettibili all’angoscia, o come l’angoscia in certi soggetti si traduca nel verificarsi degli incubi. Questo progetto di ricerca esplora la possibilità che il meta-costrutto teorico dell’ego, e delle sue funzioni, sia un modo per comprendere meglio questi nessi“, ha spiegato Kelly.

Il ricercatore era particolarmente interessato al concetto di forza dell’Io, che implica la capacità di riuscire a tollerare emozioni spiacevoli e di sapersi adattare di fronte a informazioni auto-minacciose.

Tre sondaggi condotti su 416 studenti universitari hanno scoperto che coloro che avevano ottenuto punteggi più alti rispetto alla propria forza dell’Io tendevano ad avere una ridotta frequenza di incubi rispetto a quelli che avevano ottenuto punteggi più bassi. Inoltre, lo studio ha scoperto che la forza dell’ego è un predittore migliore della frequenza degli incubi rispetto a quanto non sia il tratto di personalità denominato come neurotismo, e rispetto anche al disagio psicologico generale.

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Uno degli aspetti derivanti da questa ricerca consiste nella possibilità che si generino incubi da alcuni meccanismi mentali interni intenzionali di cui non siamo consapevoli, che sarebbero finalizzati a elaborare i traumi o a difenderci dallo stress“, ha riferito l’autore della ricerca.

Guardando agli sviluppi futuri, Kelly prosegue la sua analisi: “sarebbe utile per la ricerca futura studiare il perché una bassa forza dell’Io provochi più incubi. Gli individui con un ego più forte usano difese e percezioni più sane, che contrastano il disagio nella vita quotidiana, riducendo così la necessità di dover processare le esperienze negative durante il sonno? Un’altra possibilità è che esista un meccanismo attraverso il quale individui con meno forza dell’Io provino a gestire vaghe e travolgenti emozioni negative durante il sonno creando mini-film, un processo che definirei “concretizzazione“. Dopotutto, quando siamo svegli, di solito è più facile gestire i sentimenti se usiamo parole, immagini o qualche altra rappresentazione. Dato che sembra esserci continuità tra la vita di veglia e i sogni, perché le nostre menti non dovrebbero provare a gestire forti emozioni usando un processo simile quando dormiamo?“.

Sembra esserci una sorta di connessione tra benessere e incubi. Ricerche precedenti (vedi) hanno anche scoperto che la depressione e l’insonnia sono fattori di rischio per gli incubi frequenti. Ma la causa principale degli incubi non è ancora chiara.

Anche se la psicologia, la medicina e la filosofia hanno cercato di comprendere gli incubi per molto tempo, c’è una sorprendente quantità di disaccordo tra gli esperti su come e perché si verificano e ancora molto non sappiamo di questo fenomeno naturale“, ha detto Kelly.

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Un altro problema è che gli incubi possono essere traumatici (elementi ripetuti di un trauma) o idiopatici (apparentemente non correlati a un trauma). Non sappiamo se si tratta di fenomeni diversi ma correlati. Se fossero diversi, queste diverse forme di incubi potrebbero quindi svolgere funzioni diverse“.

In altre parole, gli incubi traumatici e idiopatici potrebbero derivare dall’Io addormentato che cerca di lavorare attraverso processi interni diversi, producendo tuttavia un risultato simile“. La maggior parte delle ricerche sugli incubi, incluso questo studio, non confronta gli incubi traumatici e idiopatici negli stessi campioni. “Fino a quando non lo faremo, non saremo in grado di saperlo con maggiore certezza“, ha concluso l’autore.

 


Lo studio


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